Da alcuni anni la Konzerthaus di Berlino dedica un’intera giornata a un compositore: una maratona domenicale che stavolta ha visto protagonista Franz Schubert. Uno dei concerti previsti in tale „Schubertiade“ ha avuto luogo anche due giorni prima, con l’ungherese Ivan Fischer a capo dell’orchestra di casa, di cui è direttore stabile da circa cinque anni. Il programma era interessante e prevedeva cinque brevi composizioni e non certo fra le più frequentate del musicista austriaco sebbene la Quinta Sinfonia e le Cinque Danze tedesche sono pagine di una certa popolarità. Nel complesso si è avuta una playlist tanto lieta negli umori quanto di piacevole ascolto, e inoltre c’è stata l’occasione di conoscere tre eccellenti solisti.
Anna Lucia Richter ha dato smalto a Der Hirt auf dem Felsen, composito Lied su testo di Wilhelm Müller la cui prima esecuzione si ebbe nel 1830, due anni dopo la scomparsa del musicista, che ha quasi le dimensioni e lo stile di un’aria d’opera. Dipinge i vari stati d’animo di un pastore che contempla la natura, poi si lascia andare alla nostalgia verso il suo amore lontano e alla fine con tono gioioso si rivolge alla primavera che si avvicina. La Richter ha un timbro caldo e rotondo, autenticamente lirico ed esprime molto bene questa varietà di umori con una tavolozza di colori e di accenti davvero ammirevole. L’emissione leggera e ben salda le fa affrontare con padronanza anche le agilità finali.
La particolarità di questa composizione è che originariamente prevedeva accompagnamento non del solo pianoforte ma anche del clarinetto. Qui è stata presentata nell’orchestrazione molto più tarda, del 1887 approntata da Carl Reinecke, allora Kapellmeister della Gewandhausorchester di Lipsia, e clarinettista è stato il giovane Matthias Schorn, esuberante nei suoi movimenti quasi di danza nei momenti più vivaci. Il solista si è ben compenetrato nelle atmosfere poetiche, e il suo accompagnamento è stato ora dialogante con la voce, ora a suo commento o pronto ad introdurre una nuova sezione.